Convivo relazionandomi con chi e tutto ciò che vedo e tocco, con tutto ciò che mi circonda, ma è il credo in quello spazio impossibile che mi da alito alla speranza spaziandomi di visioni et illusioni.

“GENESI 1,2,6,7,8”

GENESI: L’ARCA E IL DILUVIO UNIVERSALE TEMA DELLA MOSTRA DI BRUNO DI PIETRO

36^ Personale dell’artista, a Pescara dal 16 al 30 giugno 2024

PESCARA – Apre domenica 16 giugno alle ore 17:30 a Pescara, Museo Aurum – Largo Gardone Riviera, la 36^ Mostra personaleGENESI: 1,2,6,7,8” del pittore e scultore BRUNO DI PIETRO. Con un tema di grande suggestione, l’Arca e il Diluvio universale, l’esposizione si dispiega in 30 opere a tema di piccola e media dimensione in tecnica mista, oltre ad alcune installazioni lignee. Al vernissage relazionerà ALESSANDRO MASI, storico dell’arte, scrittore e giornalista. Interverranno con brevi comunicazioni GAETANO BASTI, editore della rivista D’Abruzzo; REMO DI LEONARDO, giornalista e poeta dialettale; RENATO MARINI, artista e gallerista; EUGENIO CANCELLI, architetto; FRANCA DI BELLO, artista. Modera la giornalista MILA CANTAGALLO. La mostra è accompagnata da una presentazione a stampa con testo critico di Alessandro Masi e un contributo di Armando Ginesi, oltre a note biografiche e professionali dell’Artista.

In una densa recensione critica sull’arte di Bruno Di Pietro, sul suo eclettismo, sulla sua straordinaria “coscienza attiva, capace di rendersi liricamente composta, ma anche ipoteticamente ribelle, come quando si pone di fronte ai grandi temi della nostra epoca parlando di Covid, di ambiente, di crisi energetica, di catastrofe naturale, di fine dell’universo”, così tra l’altroannota Alessandro Masi: “C’è un tempo unico, un insieme, un filo genetico che tiene legata dall’inizio alla fine tutta la produzione artistica di Bruno Di Pietro, quasi fosse una traccia, una cifra individuale che fa di tutte le sue opere un unico racconto, una raccolta strutturata, esplicita e coerente […]. Bruno Di Pietro è un artista con una lunga storia alle spalle che inizia dai lontani anni ’60 all’ombra di grandi maestri come Pompeo Borra e che matura con il passare dei decenni (anche sul piano internazionale con i suoi frequenti viaggi) in un percorso intimo sempre più originale e distinto dagli altri grazie alla sua ansia di sconfinamento. […] La sua pittura è metafisica come quella di Mondrian, ma leggiadra come quella di Legèr; distribuisce lo spazio per masse sinfoniche come Malevič, ma poi ironizza il tempo come Depero: è uno Schönberg e uno Stravinskij insieme. In altre parole, Bruno Di Pietro vive il rischio della pittura con la consapevolezza della caduta e della salvezza, della finitudine del gesto e dell’ampio orizzonte a cui destinarlo, del tempo finito e quello che potrebbe ancora proseguire verso un Altrove […]”.

Bruno Di Pietro, artista versatile e dall’ingegno multiforme testimoniato dalla sua creatività anche in campo poetico, così sottolinea in prefazione sulla mostra GENESI: “I lavori qui in mostra sono l’input che è riuscito a darmi una ciotola d’ulivo palestinese trovato curiosando in un mercatino di Natale qualche anno fa. L’oggetto, qui esposto, si può benissimo qualificare come una scultura lignea; essa si presenta come un lavoro artigianale. Ma non starei qui a raccontare se la natura non si fosse divertita a disegnare, nell’incavo della ciotola, meravigliose illusioni ottiche con animali che mi ricordano le figure rupestri. Osservando attentamente l’incavo, da un lato ci trovo tratti di testa di leone in fase d’attacco. Al lato opposto vi è la testa di un cavallo imbrigliato ma molto figurativo. Insomma un capolavoro ligneo, che mi esonda nell’immaginario. Spinto da tale visione artistica elaboro in pochi attimi visioni fantastiche con scene bibliche. La fantasia ripercorre tempi atavici con quel Noè uomo prediletto da Dio che, in previsione di un diluvio universale, costruisce l’Arca dove imbarcare ogni coppia possibile di animali di quel tempo e luogo. Tutto ciò mi ha portato ad una rilettura della Genesi e suggerito una mostra a tema e, in qualche modo, a riprodurre l’Arca in miniatura. E così con ritagli di legno brasiliano (Lapacho), guidato da esperienze compositive acquisite nel tempo e spinto da un vago intuito, vado a raccontare in sintesi alcuni versetti della Genesi”.

Riguardo i lavori esposti Bruno Di Pietro annota: “Noi contemporanei, esseri stressati con specifico riferimento ai creativi, possiamo dire e dare nel campo delle arti in generale solo “l’essenziale”, cioè una vaga idea di ciò che vorremmo rappresentare, a differenza delle storiche opere del glorioso Rinascimento. Certamente le opere con dimensioni importanti fanno scenografia e destano meraviglia. Ma nell’arte visiva, come nella poesia, per un artista basta quel poco, ma intenso, per rappresentare ed esprimere ciò che si vorrebbe comunicare: “l’urlo” di Munch ne è un esempio (cm. 83×66), così come “M’illumino d’immenso” di Giuseppe Ungaretti. I miei lavori a tema sulla Genesi sono di media e piccola dimensione, realizzati ad olio su tela e resine varie su foglio di alluminio, altre su lastre di vetro trasparente a cristalli liquidi. Quel poco che vi ho materializzato – aggiunge Di Pietro – seppur nella sua semplice essenzialità dovrebbe presuntuosamente dare l’input a chi guarda di ciò che voglio dire, sta poi a questi se coinvolto emotivamente darsi in qualche modo (aggiungere) tutto ciò che non c’è, che non si vede che manca ma forse si avverte e se lo trovi ti lascia una sensazione di benessere che spinge a possedere l’opera. Nel mio diluvio, tra le onde non ci sono corpi sparsi come nelle incisioni del Doré, ma tu avverti la tragedia, la paura, morte e distruzione tra il fragore delle onde, perché sai che quell’opera è lì a rappresentarmi il diluvio universale. Ed è così che l’opera si completa a propria immagine e somiglianza e valutata in qualsiasi modo la si voglia intendere. Questa riflessione – conclude l’Artista – potrebbe essere uno dei tanti aspetti del perché l’arte visiva contemporanea per molti rimane un enigma. E comunque non è un dogma.”

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